Come anticipato nel precedente post “Tipologie di estintori: conoscerle e saperle usare. Parte 1″, la scelta del dispositivo di spegnimento deve dipendere dalle caratteristiche dell’ambiente, dal tipo di materiale combustibile presente e dalla corrispondente tipologia di fuoco.
La norma individua, infatti, sei classi di fuoco:
- Fuochi di classe A, generati da combustibili solidi come legno, carta, materiali tessili, pelli e gomma. Per l’estinzione di questo tipo di focolai sono particolarmente efficaci gli estintori a polvere o schiuma, in misura minore quelli a CO2;
- Fuochi di classe B, originati da combustibili liquidi e da solidi liquefabili come alcol, solventi, oli minerali, idrocarburi e benzine. Per questi fuochi vanno bene tutte le tipologie di estintori;
- Fuochi di classe C, causati da combustibili gassosi come metano, butano, idrogeno, acetilene, propilene. NON possono essere trattati con estintori a schiuma;
- Fuochi di classe D generati da metalli combustibili come potassio, magnesio, zinco, zirconio, titanio. Per questa categoria servono estintori realizzati con polveri speciali;
- Fuochi ex classe E, cioè fuochi da “impianti e attrezzature elettriche sotto tensione”. La norma UNI EN 2:2005 li ha derubricati, ritenendoli riconducibili alle classi A e B. Per questa particolare tipologia, sono consigliabili gli estintori a polvere e a Co2, mentre NON devono essere utilizzati quelli ad acqua o schiuma;
- Fuochi di classe F, classe introdotta con la norma UNI EN 2:2005, provocati da oli e grassi combustibili di natura vegetale e/o animale come quelli usati nelle cucine. Richiedono esclusivamente estintori a schiuma.
Quantificazione e posizionamento degli estintori
Una volta individuata la classe di fuoco e scelti gli estintori più indicati, è necessario deciderne quantità e posizionamento nei luoghi da proteggere. Fino a poco tempo fa il numero di dispositivi era calcolato in base alla superficie degli ambienti, mentre oggi, il Decreto 3 settembre 2021, noto come Minicodice, stabilisce un unico criterio: per prendere un estintore non si devono percorrere più di 30 metri.
Nel rispetto di tale indicazione, gli apparecchi in genere sono collocati vicino alle vie d’uscita e agli impianti potenzialmente pericolosi, come quadri elettrici, caldaie, cucine. Inoltre, essi devono essere in posizione visibile e segnalata, senza ostacoli al loro raggiungimento, nonché protetti da danni accidentali.
Infine, come abbiamo ripetuto molte volte nel nostro blog, un dispositivo di sicurezza mantiene la sua efficacia solo se correttamente manutenuto e tale discorso vale anche per gli estintori che devono essere oggetto di regolari controlli, le cui tempistiche sono stabilite dalla normativa.
Corretto utilizzo degli estintori
Gli estintori non sono strumenti particolarmente complessi, ma per utilizzarli efficacemente e in maniera sicura, è bene conoscere alcune buone pratiche. Innanzitutto bisogna posizionarsi con la schiena rivolta verso la via di fuga più vicina e mantenere una distanza iniziale dal fuoco di circa 2 – 2,5 metri, avvicinandosi gradualmente, se necessario.
Una volta messo in funzione, togliendo la spina di sicurezza e premendo la leva erogatrice, è necessario dirigere il getto verso la base e non verso la punta delle fiamme, per agire direttamente sul materiale che ha generato la combustione. La strategia più efficace è quella di mantenere un’erogazione costante, muovendo leggermente l’erogatore in senso orizzontale per diffondere il materiale estinguente e colpire al meglio l’origine del focolaio.
Infine, nel caso in cui un’altra persona contribuisca allo spegnimento, bisogna assicurarsi che sia posta ad un angolo di non più di 90 gradi dal primo addetto, per evitare di spararsi addosso reciprocamente l’agente estinguente.