Come per altri argomenti trattati nel nostro blog, quando un tema ha un’elevata componente tecnologica, non è sempre facile coglierne a pieno tutte le sfumature. É il caso dell’Intelligenza Artificiale, di cui tanto si parla, non sempre con piena cognizione di causa. Il significato in senso lato è ovvio, ma tutte le possibili applicazioni e l’utilizzo pratico di questo potentissimo strumento sicuramente sfugge ancora ai più. Proprio per questo abbiamo deciso di proporre un’introduzione all’Intelligenza Artificiale che ne delinei la storia e i concetti fondamentali. Successivamente affronteremo gli aspetti più tecnici e pratici.

É doveroso fare una premessa: non si può parlare di Intelligenza Artificiale senza parlare di robotica. Infatti, è proprio a partire dall’idea originaria di una società basata sul lavoro di automi meccanici antropomorfi che è nato il concetto di AI.

Introduzione all’Intelligenza Artificiale: i primi passi

Negli Anni Venti, in un dramma teatrale, per la prima volta viene usato il termine “robot” (dal ceco “robota”, lavoro forzato) che però indicava un essere artificiale creato tramite l’assemblaggio di parti del corpo. Solo negli Anni Trenta, con lo sviluppo dei primi fondamenti di elettronica, la parola “robot” comincia ad assumere l’attuale accezione.

Negli Anni Quaranta lo scrittore Isaac Asimov formula le famosissime tre leggi della Robotica, intuendo che ci sarebbe stato bisogno di un controllo etico per evitare che robot, e in generale AI, potessero prevaricare l’uomo. In sostanza tali leggi stabiliscono che ogni robot, pur dovendo preservare la propria esistenza e obbedire agli ordini degli esseri umani, deve agire sempre affinché questi non subiscano danni.
Sempre in quegli anni, viene creato il primo Robot autonomo e complesso sotto forma di tartaruga che, sebbene primitivo, viene considerato il primo esempio di Intelligenza Artificiale.

Dal test di Turing all’auto-apprendimento

Nel 1950 Alan Turing, il matematico che decifrò il Codice Enigma dei nazisti, fu il primo a chiedersi se una macchina fosse in grado di pensare. Per rispondere a questa domanda ideò il Test di Turing che prevedeva di porre una serie di domande ad un essere umano e un computer. Sottoponendo le risposte ad un “giudice”, se questi non fosse stato in grado di distinguere l’uomo dalla macchina, allora quest’ultima avrebbe potuto essere considerata intelligente.

Negli anni successivi vennero sviluppate le prime reti neurali, ossia circuiti elettrici che simulano il funzionamento dei neuroni del cervello, e creati i primi robot industriali moderni e i primi Chatterbot, programmi in grado di simulare una conversazione umana in forma scritta. Nei decenni seguenti tutti questi progetti vennero ulteriormente ottimizzati, grazie allo sviluppo di processori più potenti e di nuove tecnologie. Nel 1996 arriva la svolta: la macchina IBM Deep Blue si dimostra capace di autoapprendimento, vincendo il campione mondiale di scacchi Garry Kasparov nel corso di una competizione.

Dagli Anni Duemila ad oggi

A partire dal Duemila i robot autonomi vedono un sempre maggiore sviluppo, con applicazioni che vanno dall’ambito domestico a quello spaziale, fino ad arrivare al settore auto con i veicoli a guida autonoma. Nel decennio successivo la diffusione degli smartphone implica la nascita degli assistenti vocali.
Negli ultimi anni tutti noi stiamo assistendo ad una crescita esponenziale di prodotti e strumenti basati sull’AI. É chiaro che nessuno potrà esimersi dal comprendere e assimilare le potenzialità di questa tecnologia. É proprio per questo che nelle prossime settimane pubblicheremo nuovi paragrafi di questa introduzione all’Intelligenza Artificiale, affrontandone tipologie, applicazioni, rischi e ulteriori sviluppi. Rimanete connessi!

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